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Studio di Dietetica & Nutrizione Applicata

Via del Foro, 19 Cassino (Fr)

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Nutrizionista sportivo e alimentazione atleti diabetici (Nuoto, Ciclismo, Bodybuilding, Maratona, Basket)

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Nutrizione sportiva nel diabetico
Numerosi campioni olimpionici sono o erano diabetici, da Cassius Clay a Gary Hall, nuotatore americano plurimedagliato alle Olimpiadi di Sydney. Benché il diabete non ostacoli elevate performanche, la nutrizione dell’atleta diabetico richiede elevata specializzazione, in particolare nel caso del diabete di tipo 1.
Questa forma di diabete, nota anche come diabete insulino-dipendente, compare generalmente nella prima adolescenza ed è irreversibile. Il trattamento consiste nell’uso dell’insulina per tutta la vita. Nelle attività di tipo fortemente aerobico come la maratona, il ciclismo su strada o il nuoto, gli atleti con diabete di tipo 1 sono assai rari, ed anzi l’attività agonistica è sconsigliata, perché questi soggetti richiedono un monitoraggio della glicemia altamente sofisticato e vi è un elevato rischio di andare incontro a pericolosi episodi di ipoglicemia. Il nuotatore Gary Hall è uno dei pochi casi noti al mondo di atleta di una disciplina sportiva altamente aerobica (nuoto) che abbia conseguito medaglie olimpioniche.

L’alimentazione dell’atleta diabetico si basa su pasti piccoli e frequenti, contenenti carboidrati a lento assorbimento 50%, proteine 25% e lipidi 25%. Cosa deve mangiare l’atleta diabetico? Gli alimenti sempre presenti nella dieta del nuotatore diabetico o nella dieta del ciclista diabetico sono i cereali integrali, i legumi, noci e nocciole, pesce fresco, formaggi poco grassi e yogurt magro. La gestione diventa più complessa se l’atleta diabetico è obbligato ad assumere insulina. In questi casi l’atleta affetto da diabete difficilmente potrà raggiungere performance elevate.
Non sono noti casi di bodybuilder diabetici ma, rispetto agli sport aerobici, bodybuilding e diabete potrebbero essere compatibili entro certi limiti.

Alimentazione e diabete di tipo 1: ruolo del nutrizionista

Un atleta affetto da diabete di tipo 1, ammesso che riceva l’autorizzazione da parte del medico sportivo per l’attività agonistica, va seguito da un team di professionisti qualificati, costituito oltre che dal medico sportivo, dal diabetologo e dal nutrizionista. Negli atleti agonisti con diabete di tipo 1 il rischio maggiore è quello di una caduta della glicemia durante l’allenamento o la gara.
Questo rischio è molto elevato negli sport aerobici. Personalmente non seguo atleti agonisti con diabete di tipo 1 impegnati in attività aerobiche e sconsiglio la pratica agonistica aerobica a questi soggetti.

Cosa diversa è se l’atleta con questa malattia gareggia in discipline di potenza, come il sollevamento pesi, il bodybuilding, la lotta etc. In questi casi il rischio di ipoglicemia durante o al termine della competizione è basso, e se l’atleta è seguito da un team esperto può raggiungere elevati livelli prestazionali. Nel pugilato si deve comunque porre molta attenzione, perché variazioni della glicemia anche modeste possono determinare caduta della concentrazione e dei riflessi, con rischi di ko fatali.

L’alimentazione di questi atleti va studiata insieme al diabetologo e l’uso dei vari tipi di insulina che l’atleta deve autosomministrarsi con regolarità, va prescritta sulla base del piano alimentare, e viceversa. In questi casi il lavoro nutrizionista-diabetologo è strettamente interconnesso.

Alimentazione e diabete di tipo 2: ruolo del nutrizionista

Il diabete di tipo 2, noto anche come diabete alimentare, è rarissimo negli atleti che praticano sport aerobici e abbastanza raro negli atleti di potenza. Questo perché il diabete di tipo 2 è generalmente associato a grave sovrappeso o ad obesità, una condizione evidentemente non compatibile con lo sport agonistico. Personalmente ho seguito un pugile semiprofessionista ed un lanciatore del peso affetti da diabete di tipo-2. Entrambi i soggetti erano maschi e presentavano una massa grassa ben oltre la norma prevista per la disciplina praticata.
Il diabete è stato risolto con una dieta ipocalorica accompagnata da tre sedute settimanali di corsa per 45 minuti, con una frequenza cardiaca pari all’80% della frequenza massimale. A raggiungimento del peso concordato, entrambi gli atleti presentavano una glicemia a digiuno e post-prandiale nei limiti della norma. L’attività aerobica è stata lasciata invariata anche dopo la dieta di mantenimento.

Dott. Paride Iannella nutrizionista sportivo PRENOTA
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